Cosa
Il modulo ha due obiettivi: promuovere la comprensione e l’analisi del rapporto tra identità di genere e media e del ruolo dei media nel rafforzare disuguaglianze e discriminazioni basate sul genere; 2) andare oltre una critica dell’esistente, elaborando, attraverso il contributo di studiose/i e professioniste/i del settore, sguardi e altri e strumenti alternativi, che consentano alle studentesse/agli studenti di produrre narrazioni/rappresentazioni non stereotipate ed efficaci in rapporto a una pluralità di forme mediali. A questo scopo, ogni appuntamento è strutturato in modo da compenetrare elementi teorici e descrittivi con interventi di carattere pratico e operativo.
Il modulo mira a fornire categorie analitiche di base per la lettura del complesso rapporto tra genere e media. I materiali simbolici forniti dai media (immagini, storie, valori, ecc..) e le forme di interazione sociale che si sviluppano entro gli ambienti mediali (social network per primi) contengono precisi modelli di femminilità, maschilità e relazione tra i sessi. TV, web, cinema, giornali, pubblicità e video musicali offrono risorse utili nel processo attraverso cui tutte e tutti sviluppiamo la nostra identità di genere, imparando a vestirci, comportarci, e pensare noi stesse/i da uomini o donne, a relazionarci con persone del nostro e dell’altro sesso, oppure a fare tutto ciò in forme che scardinano questa dicotomia. Ma spesso le rappresentazioni offerte dai media agiscono in modo molto prescrittivo, veicolando un preciso ‘dover essere’, con il risultato di limitare la libertà degli individui, condizionarne i desideri e penalizzandone l’accesso alle opportunità (formative, lavorative, sociali).
In particolare, attraverso l’analisi di prodotti mediali diversi e il ricorso a docenti con specializzazioni diverse (televisione, radio, cinema, carta stampata) ci concentreremo su due grandi blocchi tematici:
- Modelli e stereotipi di genere veicolati dai media: canoni estetici, tratti di personalità, inclinazioni, competenze, professioni e professionalità che l’industria mediale nel suo complesso attribuisce fin dall’infanzia a maschi e femmine;
- La rappresentazione mediale della violenza maschile sulle donne: un tema di attualità, ma soprattutto capace di illuminare il concreto funzionamento dei nodi evidenziati nel blocco precedente. Il racconto della violenza sessuale e fisica contro le donne poggia su e al contempo riproduce un preciso immaginario di genere, contribuendo, con la rappresentazione di vittime e carnefici, a sedimentare modelli “tossici” di maschilità, femminilità e relazioni tra i sessi. Mostreremo le molte linee di continuità nelle costruzioni discorsive e nelle estetiche della violenza maschile sulle donne promosse da cronaca nera, brani rap, fiction tv e pubblicità.
Accanto alla decostruzione della “politica della rappresentazione” diffusa nei media, ogni lezione tenta di delineare anche “buone pratiche” comunicative. Lo scopo è mettere studentesse e studenti in condizioni di evitare le mistificazioni e “misrappresentazioni” più comuni in ciascun comparto/genere mediale, al contempo tenendo conto dei vincoli produttivi e di mercato, delle routine professionali tipiche delle realtà mediali attuali. Per questa ragione l’offerta didattica si avvarrà del contribuito di professioniste (giornaliste, autrici televisive, rappresentanti di associazioni): illustreranno gli strumenti attualmente disponibili per contrastare la riproduzione di discriminazioni di genere e immagini denigratorie del femminile e per favorire l’accesso delle donne a ruoli strategici nella produzione culturale e simbolica; illustreranno casi empirici e prodotti mediali “virtuosi”; condurranno esercitazioni in classe, concepite per riflettere, in piccolo, le difficoltà concrete con cui sono chiamati a misurarsi i professionisti dei media nella narrazione della realtà sociali, dei suoi processi, dei suoi attori e attrici.
Mappa didattica
- Lectio Magistralis. Genere e gender: i generi mediali come principio di organizzazione delle industrie creative e meccanismo di (ri)produzione del genere (a cura di Ana Alachowska, Copenhagen Business School; presenta Anna Lisa Tota, Università Roma Tre).
- Nozioni di base: rappresentazioni/consumi mediali e processi di formazione dell’identità di genere; rassegna dei principali approcci teorici allo studio di gender e media (analisi dei testi, analisi dei pubblici); i ruoli professionali e le rappresentazioni delle donne nei media italiani e stranieri; co-costitutività di genere e violenza nella cultura mediale (a cura di Elisa Giomi, Università Roma Tre).
- Genere, generi e giornalismo: i ruoli professionali e le rappresentazioni del femminile in Italia e nel mondo; hard news e soft news, maschile e femminile: una distinzione sempre vera?; Caso di studio 1: la radio italiana (a cura di Marta Perrotta, Università Roma Tre). Caso di studio 2: Il giornalismo televisivo e il ruolo delle donne; canali di accesso e formazione alla professione; le “buone pratiche” del giornalismo di inchiesta e la loro applicazione (a cura di Francesca Biagiotti, giornalista di “Petrolio”, Rai Uno)
- Genere e audiovisivo: a) genere e cinema; il cinema indipendente delle donne e le politiche identitarie (a cura di Veronica Pravadelli, Università Roma Tre); b) genere, intersezionalità e serialità televisiva: il caso di Orphan Black (a cura di Ilaria Antonella De Pascalis, Università Roma Tre)
- Il racconto mediale della violenza maschile sulle donne: a) femminile e maschile, vittime e carnefici, stereotipi e bias nella rappresentazione del fenomeno e dei suoi attori sociali; normalizzazione, estetizzazione, romanticizzazione della violenza maschile sulle donne nella musica pop e in pubblicità (a cura di Sveva Magaraggia, Università di Milano-Bicocca); b) le “buone pratiche” comunicative nella pubblicità commerciale e sociale e la loro applicazione (a cura di Associazione Pubblicità Progresso o di copywriter di agenzia pubblicitaria da confermare)
- Il racconto mediale della violenza maschile sulle donne dalla teoria alla pratica. La violenza entro relazione intima nella trasmissione “Amore criminale”; come costruire una narrazione televisiva (a cura di Matilde D’Errico, autrice, sceneggiatrice, produttrice di “Amore criminale”).