Cosa
Questo modulo finale propone alle studentesse di ascoltare e di confrontarsi con le donne che hanno gestito e gestiscono potere politico e organizzativo ad alti livelli e in contesti diversi, e ragionare con loro intorno al nodo del potere e dell’autorità.
1) Ben sappiamo che le donne non sono una minoranza, eppure molte politiche di parità, sottotraccia, partivano proprio da questa idea di tutela, di azione positiva, di recupero di uno svantaggio, ed erano ispirate al modello maschile cui le donne avrebbero avuto diritto di adeguarsi. Ecco perché fin dagli anni Novanta, un piccolo gruppo di femministe che entravano e uscivano dalle istituzioni svolgendo ruoli di rappresentanza politica, o di comunicazione, ha discusso a lungo dell’ipotesi di azzerare tutti gli organismi di parità, immaginando piuttosto come postulare e realizzare un punto di visibilità dell’autorità femminile e del pensiero delle donne nell’esecutivo.
Ma oggi quale modello sarebbe necessario? O dobbiamo difendere l’esistente?
2) In questa fase storica e politica assistiamo a una crisi della democrazia così profonda, così radicale, che moltissima energia femminile rimasta intrappolata o cristallizzata nelle vecchie forme oggi si libera e assume – o cerca – una miriade di nuove dimensioni, prende direzioni inaspettate. Tutta questa potenza femminile stenta però a diventare potere, e sono gravissime le ricadute di questa mancanza sulla vita materiale e sullo spazio pubblico. Alcune questioni non vengono nominate e altre che ci riguardano direttamente sono distorte, travisate, travolte.
«Avevamo pensato – spiega Paola Tavella, coordinatrice del modulo – che aumentare il numero delle donne elette in Parlamento avrebbe cambiato la situazione. Il riequilibrio della rappresentanza era necessario e lo abbiamo in parte conseguito, ma non è bastato a cambiare l’agenda della politica. Credevamo che avere donne Ministro in dicasteri non secondari avrebbe modificato gli equilibri del potere, e in parte è avvenuto, certamente ha influito sul piano simbolico, ma non nei modi e con l’impatto che avevamo auspicato.
Che strada dobbiamo prendere, allora? Dobbiamo insistere con la via della parità e della presenza femminile nel potere, o dobbiamo progettare una via alternativa? Oppure, ancora, dobbiamo imboccare entrambe le strade, fuori e dentro i Palazzi?»
3) «Ci siamo spesso dette che le donne al potere sono cambiate invece di cambiare il potere. Personalmente, siccome a tratti ho lavorato a fianco delle donne più potenti del Paese, vorrei dire che prima non avevo idea di quali tempi spietati e modi ineludibili richiedesse la mediazione politica. C’è stato sempre un momento, in tutte le esperienze di Governo cui ho partecipato, in cui è stato necessario, indispensabile, ultimativo scegliere fra alternative assai sgradite. e, vi garantisco, ci sono casi in cui non si può rovesciare il tavolo, oppure mettersi a piangere. Sono sempre uscita da queste esperienze con un patrimonio di ammirazione, affetto e talvolta devozione verso queste donne».
4) Un altro dato rilevante è l’ambizione delle donne che arrivano molto in alto, l’avido fuoco. la febbre che le spinge e che noi raramente autorizziamo appieno – «anzi molto spesso ho sentito parole svalutanti, espressioni aggressive, invidia travestita, vera e propria misoginia. Considero questo un errore politico, perché solo un’ambizione e una tenacia senza pari possono portare una donna nel luogo più ostile per lei e farcela restare a prezzo di sofferenze che non è possibile quasi tematizzare, e nelle pieghe, nel non detto di questa sua esperienza c’è una miniera d’oro, un giacimento di ricchezza e la possibilità di indagare estraneità, reticenza, passione, voracità, frustrazione e senso del limite delle donne nel potere».
«Le potenti con cui ho lavorato io a un certo punto, e spesso quasi immediatamente, hanno allungato una mano per cercare a tentoni un’altra che le sostenesse, a volte più di una. Un’altra che non fosse in competizione e non condividesse se non transitoriamente (eppure capisse) il loro desiderio, una sorta di scudiera, di Brienne di Tarth, che guardasse loro le spalle e le consigliasse, con cui confrontarsi e talvolta sfogarsi. Non una compagna di cordata, perché per le donne le cordate non si sono rivelate quasi mai una buona idea. Rifletto spesso sul fatto che l’esercizio del potere può esprimersi in molte forme, non sono nella contrapposizione – perché quasi immancabilmente compatta il nemico – ma anche persuasione, mediazione, compromesso, congiura, insabbiamento, avvelenamento dei pozzi, avvolgimento. Ma nello stesso tempo in politica il nemico che si sceglie definisce anche la nostra misura: un piccolo nemico ti fa piccola.
Ne avrei di storie da raccontarvi».
5) «Quando Thor occupa la scena simbolica e rotea la sua mazza sfracellando cervelli e fracassando ossa, non ci salveremo facendo scendere in campo l’Uomo Ragno o Marte, perché assisteremmo a una lotta fra maschi, non a un cambio di scenario. La mia ipotesi, quella su cui rifletto adesso, tassello dopo tassello, è che una sola figura è potente a sufficienza per dirottare lo sguardo da Thor: quella della Madre.
Per evitare i soliti equivoci fra noi vi dico subito che non intendo per “madre” la mamma, intendo la Grande Madre, che fin dal principio, nella storia dell’umanità, ha mostrato i suoi mille volti, quello della Fanciulla dorata e incantevole, quello della Megera e della Strega, quello della Regina giusta, severa, compassionevole, quello di Bilitis che si concede a tutti, quello della Dea Kali con la sua collana di teschi, di Durga che cavalca una tigre, quello della Madonna nera figlia di Iside, quella della Papessa dei tarocchi che tiene sulle ginocchia il libro della conoscenza.
Solo la Potentissima Madre può spezzare l’ipnosi malvagia con cui Thor sequestra l’immaginario di tutti».
Mappa didattica – i temi in discussione e le docenti invitate sono in preparazione. Per un’idea dei contenuti vedi il modulo dell’edizione 2018.
Venerdì 17 gennaio
Lectio Magistralis
Sabato 18 gennaio
Flaminia Gennari Santori (Direttrice Musei Barberini-Corsini)
Venerdì 24 gennaio
Cristina Molinari (IBM)
Sabato 25 gennaio
Paola Sciommeri (vicedirettrice RaiUno)