scienze-2024

Scienze 2024

Epistemologie tra femminismi eco/cyborg/trans

[modulo online]

Cosa

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Scopo del modulo Scienze è quello di analizzare le interconnessioni tra la riproduzione biologica e sociale della specie Sapiens, la materia – vivente e non – e le innovazioni scientifiche nel contesto del tardo-capitalismo, tenendo traccia dei mutamenti occorsi nella storia del pensiero. Le lezioni offriranno una panoramica critico-filosofica delle frontiere aperte dalle scienze della vita in ambito medico-normativo, culturale, sociale ed economico, per giungere all’affermazione di nuove ontologie e politiche eco/cyborg/transfemministe.
La narrazione delle scienze dure positiviste e delle supposte verità oggettive ha generato saperi disciplinanti e normalizzanti, speculato sui corpi incarnati, sulla materia delle soggettività parziali e della terra. Consapevoli che le scienze si costituiscono come saperi processuali frutto di sforzi comuni e collettivi e non omeostatici e universalizzanti, le femministe hanno da sempre intessuto saperi e modi di fare scienza alternativi sempre parziali e posizionati. Partendo da queste premesse il modulo ha l’obbiettivo di spostare la rotta dai saperi androcentrici ai tracciati irriverenti, eterodossi e inattesi di eco/cyborg e transfemminismi.
Le relazioni tra corpi, ecosistemi e tecnologie è al centro delle evoluzioni che caratterizzano le scienze umane e le scienze naturali: il binomio “neoliberismo – nuove tecnologie della vita e dell’informazione” ha effetti che si sostanziano in differenti posizionamenti e metamorfosi delle relazioni sociali, delle soggettività, del Pianeta. I concetti di umano, scienza e riproduzione verranno pertanto scandagliati e posti sotto una lente critica, dove la materialità incarnata dei corpi situati e delle soggettività marginalizzate incontrano l’orizzonte ecologico politico ed ecofemminista.
Le prime lezioni avranno lo scopo di fornire uno strumentario filosofico politico ed epistemologico: una cassetta degli attrezzi dalla quale partire per tracciare cartografie informate sui nessi che tengono assieme scienze, saperi situati, potere e corpi. Verranno introdotti i concetti chiave del poststrutturalismo francese, delle epistemologie politiche situate e dei postumanesimi critici e femministi. Gli orizzonti poststrutturalisti (M. Foucault, G. Deleuze e F. Guattari) ci aiuteranno a dismettere le tradizionali lenti dualiste e antropocentriche che hanno egemonizzato il discorso filosofico moderno occidentale, fornendoci delle vie d’uscita in grado di concettualizzare le zone intermedie tra l’umano, il naturale e il macchinico. Le epistemologie e le filosofie femministe della scienza (S. Harding, D. Haraway) ci aiuteranno a superare le tradizionali dicotomie oppositive “natura vs cultura” e “umano vs non-umano” riscrivendo l’oggettività positivista alla luce dei saperi situati. Le prospettive postumaniste e del femminismo neomaterialista apriranno sentieri di critica dell’umano come identità riflessiva, ontologicamente igienica e soggetto della storia, nonché di Anthropos come rappresentante di specie. Queste disambiguazioni critiche orienteranno verso l’affermazione di soggettività e agentività intrecciate, transpecie e materiali.
La seconda parte del modulo si concentrerà sui nessi che catturano sessi e specie seconde nei flussi schizofrenici del capitalismo avanzato, tra medicina rigenerativa e riproduttiva ed esclusione onto-etico-espistemologica delle alterità. Viviamo infatti l’epoca della realtà accelerata e siamo tutte/i già dei tecno-corpi, sesta estinzione di massa e cambiamento climatico stanno a tal punto cambiando la vita sulla Terra da aver spinto alcun* a parlare di Antropocene, altr* di Capitalocene. Il concetto di Antropocene verrà riletto alla luce della griglia teorica femminista della riproduzione sociale, che si apre alle agency della vita in sé e del non umano. Partiremo dalla domanda: «Chi è l’anthropos dell’Antropocene?». Le “forze della riproduzione” per la rigenerazione del pianeta approderanno quindi sulle sponde del postumanesimo neomaterialista e compostista dei transfemminismi contemporanei (Haraway, Alaimo, Barca, Frost, Cole, Bennett). Un approccio ecologico/figurativo permetterà a figurazioni material-semiotiche come l’Eva Virale, le diatomee e la Physalia physalis di delineare un sentiero alternativo per le ecologie politiche del presente nella direzione di un ecofemminismo in cui il non-umano non soccomba in nome della riproduzione e della rigenerazione dell’Uomo. Le riflessioni si muoveranno verso il riconoscimento di quei complessi grovigli che si fanno nella materializzazione semio-materiale del pianeta, in cui individuale e collettivo, sociale e ambientale emergono in entanglement naturalculturali (Barad, Povinelli, Tsing, Colebrook, Kirby).
Verrà inoltre presentata la prospettiva storica, politica e teorico-incarnata degli studi transfemministi nella loro componente metodologica e politica imprescindibile oggi per la comprensione di vie di fuga. Il modulo si concluderà con un incontro laboratoriale voluto come momento collettivo di scambio e restituzione sui saperi irriverenti del fare parentele delle epistemologie compostiste.

Mappa didattica – i temi in discussione e le docenti invitate (in aggiornamento). Per un’idea dei contenuti vedi anche le edizioni precedenti all’interno della sezione Archivi

5 OTTOBRE
Angela BalzanoEva virale. O del Compost che siamo.
Non si parte per Marte senza rileggere l’Etica di Spinoza in chiave eco/trans/cyborgfemminista, vale a dire che ci impegneremo dalla prima lezione a fare epistemologia critica, a studiare le scienze occidentali per decostruirle, per comprendere in che modo i sapiens sono diventati tanto auto&antropocentrati da produrre scienze che li rendono incapaci di leggersi come parti, alla pari di altre, di questa naturacultura.
Vedremo come materialismo dualista e idealismo abbiano contributo all’imporsi di un paradigma scientifico che, basandosi sugli oppositivi e gerarchici binari morti mente vs corpo e natura vs cultura, ha spaccato la materia in due e noi con essa, così come ha reciso le potenzialità – invero mai sopite – che la scienza si materializzi in terreni di incontro e conversazione transpecie.
Non ci limiteremo a decostruire le tecnoscienze occidentali, tenteremo la comune espressione di una onto-epistemologia che sia anche politica, partendo dal concetto di corpo/compost e provando a leggere il compost non solo nella cornice del monismo spinoziano ma anche in chiave cyborg&ecofem e a nominarlo da subito al plurale e al molecolare: i corpuscoli che fanno compost o, come diceva Margulis, i cianobatteri che costruiscono il mondo. Ci muoveremo dalla filosofia monista di Spinoza alla fantascienza femminista passando per la biologia: i corpuscoli del filosofo Spinoza diventeranno i batteri della biologa Margulis, che leggeremo attraverso la standpoint theory di Sandra Harding e i saperi situati di Donna Haraway. Insieme a Fausto Sterling, Stacy Alaimo e Sadie Plant, grazie alle figurazioni dell’eva mitocondriale e dell’eva virale, cercheremo scienze da a/mare e vie di fuga dalla narrazione del DNA nucleare e della famiglia eterosessuale.

12 OTTOBRE
Ilaria Santoemma Sentieri postumanisti: dalla critica all’igiene ontologica dell’umano alle capacità agenziali del non-umano
Nelle cartografie contemporanee il postumano entra come termine dirompente a sbaragliare i dualismi moderni, ma spesso anche a giustificare eccessi accelerazionisti e aspirazioni trascendenti e iperomistiche. Postumano è un termine abusato, confuso, spesso disomogeneo. Disambiguando il postumano dal postumanesimo critico e femminista si vedrà come quest’ultima corrente di pensiero avanza un’innovativa forma di teoria critica che ha come focus il concetto di uomo che domina la storia del pensiero moderno occidentale e che si è affermato mediante l’omissione e la marginalizzazione di ciò che non è ricaduto sotto una nozione monolitica di umano. Verranno perciò introdotti gli argomenti postumanisti dell’epistemologia politica, dell’ontologia cyborg e della critica serrata alla radice antropologica negativa e dualista. Seguendo la critica al paradigma disgiuntivo che individua l’umano come Uno, Soggetto della storia e Anthropos, si metterà in luce il valore dell’ibrido e della co-costruzione transpecie e post-dualista delle soggettività incarnate umane e non umane.
Nella seconda parte della lezione si vedrà la realtà simpoietica degli assemblaggi materiali-semiotici descritta da Donna Haraway e altre autrici e modeste testimoni femministe. Si proverà inoltre a sondare le capacità agenziali della materia in quel kin-making di terrestri e soggettività dissonanti delle autrici neomaterialiste e postumaniste attraverso casi studio contemporanei (in particolare l’ingegneria genetica). Questa prospettiva ci permette di operare una rivoluzione di sguardo verso un cambiamento epistemologico-politico: con essa è possibile risignificare tanto il fare scienza quanto l’ontologia materialista, fino alla prospettiva politica. La Physalia physalis, creatura marina di assemblaggi simpoietici, ci verrà in aiuto per sondare la caratteristica agentiva del fare-con, o del fare insieme dal disordine. La Physalia ci guida nel valutare un aspetto della materialità fondamentale, ma spesso trascurato anche nei resoconti femministi più raffinati: quello dell’agentività multispecie.

19 OTTOBRE
Stefania Voli, Enza Costantino, Eleonora Mizzoni, Federica di MartinoGiustizia Riproduttiva

26 OTTOBRE
Valentina Greco, Ludovico Virtù – Transfemminismo: cartografie, genealogie, studi, pratiche
Cercheremo di esplorare i significati e le esperienze del transfemminismo nelle teorie e prassi critiche contemporanee, cercando di inquadrarlo non esclusivamente come pratica politica, ma anche come possibile metodologia di ricerca e come controepistemologia. Proveremo a capire cosa succede alle nostre metodologie, epistemologie e pratiche quando pensiamo in chiave transfemminista, per comprendere l’influenza che una prospettiva teorico-metodologica così situata può avere sul nostro modo di pensare. Il seminario vuole essere uno spazio ibrido aperto ad una riflessione collettiva in cui teoria, corpi ed emozioni, piuttosto che escludersi a vicenda, generano insieme utopie.

9 NOVEMBRE
Elisa BosisioLaboratoria
Oikos è comune radice greca per economia ed ecologia: termini che, tuttavia, il modo di ri/produzione capitalistico ha progressivamente allontanato, e che le ristrutturazioni neoliberali continuano surrettiziamente a tenere distanti (Balzano, Barca, Battistoni, Giardini, Haraway). Come abitare i mondi più-che-umani che condividiamo riconfigurando questi campi di forze? Le teorie e le prassi femministe suggeriscono zone di contatto eco-logiche/nomiche che si producono come spazi di sperimentazione per la critica e l’immaginazione verso presenti e futuri più respirabili per umane, ambienti, animali ed ecosistemi (Wages for Housework, Black Women for Wages for Housework, Care Income Now).
Una prima parte seminariale indagherà diverse tradizioni femministe materialiste ed ecofemministe dedite ad analizzare i nessi metabolici tra spazi e corpi attraverso la lente della riproduzione come paradigma (Giardini e Simone) per indagare il senso del valore, dei processi di naturalizzazione e denaturalizzazione e di riappropriazione degli spaziotempi del politico dentro e oltre il binarismo personale/politico.
Una seconda parte laboratoriale prevederà l’elaborazione collettiva di riflessioni sui presenti che attraversiamo con i nostri corpi marcati: come abitare l’oikos come dimensione della condivisione dentro e oltre l’umano, dovendo mettere al centro delle sfide relazioni di scambio e strumentali (Haraway, De La Bellacasa)? Come far contare il nonumano in queste relazioni (Balaud, Battistoni, Haraway)? Come interrogarsi, a partire da sé, per giungere a intrecci collettivi?

Mappa didattica

Quando

dal 5 ottobre al 9 novembre, il sabato mattina dalle 9.30 alle 14.30